Simone Moro

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Simone Moro (Bergamo, 27 ottobre 1967) è un alpinista, scrittore e aviatore italiano.

Simone Moro
Simone Moro nel 2011
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Alpinismo
Specialità alpinismo hymalaiano invernale
Conosciuto per Record di prime ascensioni invernali su un ottomila (4)
Premi David A. Sowles Memorial Award, 2002
Medaglia d'oro al valor civile, 2002
Pierre De Coubertain Fair Play award, 2003
Premio Paolo Consiglio (CAI), 2008 e 2009
Eiger Award, 2009
Premio Dalla Longa, 2009 e 2010
Adventurer of the Year Award, 2010
Best of the Explorers Web, 2011[1]
 

Salito sulla cima di otto dei quattordici ottomila[2], detiene il record di maggior numero di ascensioni in prima invernale sugli ottomila con le scalate dello Shisha Pangma (2005), Makalu (2009), Gasherbrum II (2011) e Nanga Parbat (2016).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizia a praticare arrampicata all'età di 13 anni, cominciando sulle montagne di casa e spostandosi successivamente sulle Dolomiti. Nel 1985 inizia a dedicarsi all'arrampicata sportiva realizzando nel 1987 la sua prima via di grado di difficoltà 8a e, nel 1989, circa tenta salite sino all'8b+. Nel 1990 parte per il servizio militare, frequentando il 138º corso AUC alla Scuola Militare Alpina di Aosta. Dopo aver terminato i sei mesi di corso come allievo, svolge il rimanente periodo di servizio con il grado di sottotenente degli Alpini. Al termine dei quindici mesi di servizio militare ritorna all'arrampicata, ricoprendo il ruolo di allenatore della nazionale dal 1992 al 1996.

Nel 1992 inizia la sua esperienza di alpinista himalayano, diventata poi preponderante nella sua attività alpinistica. Ha realizzato oltre 36 spedizioni alpinistiche extraeuropee ed è giunto in cima a otto dei quattordici ottomila. Ha raggiunto quattro volte la vetta dell'Everest con l'utilizzo di ossigeno supplementare, compiendo anche la traversata sud-nord nel maggio 2006.[3][4] Molte di queste ascensioni sono state compiute "in velocità".[5] Al suo attivo ci sono inoltre sei salite su cime di 7000 metri e altrettante su cime di 6000 metri. Ha compiuto inoltre altre salite nella stagione invernale, come quella, incompleta e conclusa con una ritirata dopo 5 giorni di maltempo in parete, sulla parete sud dell'Aconcagua nel 1993, con Lorenzo Mazzoleni. Ha tentato due volte l'Annapurna I senza raggiungere la vetta: nel dicembre 1997, quando una valanga lo travolse insieme ai suoi due compagni di spedizione Dmitrij Sobolev e Anatolij Bukreev, che non sopravvissero all'incidente; e nel 2004, quando dovette ritirarsi a poca distanza dalla cima per problemi di salute.[6]

Nel 2001 tenta con Denis Urubko il concatenamento del Lhotse e dell'Everest. La notte prima dell'attacco alla vetta del Lhotse, mentre si trova in tenda a 8000 metri con Urubko e alpinisti di un'altra spedizione, riceve una richiesta di soccorso per Tom Moores, giovane scalatore inglese caduto dalla parete. Sconsigliato nell'impresa dai vari alpinisti presenti, Moro decide di partire, in solitaria e in notturna, alla ricerca dell'alpinista. Lo trova ferito, senza guanti e ramponi. Lo lega e tirandolo risale per 200 metri di dislivello per evitare di rimanere esposto alle valanghe, per trasportarlo poi sino alle tende.[7][8] Per questo salvataggio Moro riceve nel 2002 la medaglia d'oro al valor civile e altri riconoscimenti. Il giorno successivo deve abbandonare la scalata del Lhotse a 8300 metri per le troppe energie spese nella notte. Urubko sale in cima al Lhotse da solo, ridiscende al colle Sud, ma poi in segno di amicizia verso Moro abbandona la scalata dell'Everest affermando: "Siamo un team, riproveremo insieme".[9]

Nel 2003, insieme a Jean-Christophe Lafaille, apre una nuova via sul versante Diamir del Nanga Parbat, ma deve ritirarsi prima della vetta a causa della scarsa acclimatazione.[10] Nello stesso anno si laurea con 110 e lode in scienze motorie all'Università di Bergamo, con una tesi sull'alpinismo ad altitudini estreme.[11][12] Il 14 gennaio 2005, con il polacco Piotr Morawski, effettua la prima ascensione invernale dello Shisha Pangma, 8027 m.[13] Il 1º agosto 2008, in compagnia dell'alpinista valdostano Hervé Barmasse, effettua la prima ascensione della cima Sud del Beka Brakai Chhok, montagna del Karakorum alta 6810 m, dopo gli infruttuosi tentativi effettuati da spedizioni inglesi e neozelandesi.[14] Il 9 febbraio 2009, insieme al kazako Denis Urubko, realizza la prima salita invernale del Makalu, 8463 m s.l.m., uno dei sei ottomila ancora inviolati in inverno. La salita è effettuata in puro stile alpino e, in ragione della stagione, in condizioni avverse: vento a oltre 100 km/h e temperature fino a -40 gradi con 3000 metri di dislivello da superare a partire dal campo base avanzato (5400 m s.l.m.).[15] Reinhold Messner si è complimentato per l'impresa in un articolo su La Gazzetta dello Sport:

«Il vento che spazza la parete è davvero tremendo e Simone me l'ha confermato. Ma lui e il suo compagno sono stati capaci di salire ugualmente. E soprattutto lo hanno fatto con una spedizione ridottissima, senza aiuti, in stile alpino. Davvero una delle grandi ascensioni degli ultimi anni.»

Il 2 febbraio 2011, sempre insieme a Denis Urubko e allo statunitense Cory Richards, realizza la prima salita invernale del Gasherbrum II, 8035 m s.l.m.[17] La salita rappresenta anche la prima invernale di un 8000 del Karakorum. Con questa ascensione, inoltre, Moro diventa l'unico alpinista insieme ai polacchi Krzysztof Wielicki e Jerzy Kukuczka ad aver salito tre ottomila in prima invernale assoluta. Durante la discesa dal campo 1 al campo base, i tre alpinisti vengono travolti da una valanga sotto il Gasherbrum V, i tre riescono a restare a galla, nuotando nella neve e senza respirare per evitare di inalare la polvere di ghiaccio. Moro riesce a liberarsi per primo e raggiunge ed estrae dalla neve i due compagni, che sono riusciti a tenere fuori dalla neve solamente la testa. Sopravvissuti senza ferite rilevanti, rientrano al campo base.[18] Nell'inverno 2011-2012 tenta insieme a Denis Urubko la prima ascensione invernale del Nanga Parbat, tentando inoltre l'apertura di una nuova via. È costretto a rinunciare a causa del maltempo persistente e della gran quantità di neve fresca depositatasi sulla montagna.[19]

Nella primavera del 2012 progetta nuovamente di concatenare la salita dell'Everest e del Lhotse, sempre senza l'uso di ossigeno, ma vi rinuncia il 23 maggio a causa dell'eccessivo affollamento della montagna. C'erano infatti oltre 200 persone sulla via, il che la rendeva estremamente pericolosa.[20] Nella primavera 2013 è di nuovo sull'Everest per tentare la salita di una nuova via assieme a Ueli Steck e Jon Griffith, tuttavia il gruppo viene coinvolto in un'aggressione da parte di alcune decine di sherpa durante uno dei primi giorni di salita;[21] minacciati, sospendono la spedizione fuggendo nell'oscurità verso il campo base.[22] Nell'inverno 2013-2014 tenta nuovamente la scalata invernale del Nanga Parbat, desistendo a 6500 metri di quota dopo tre tentativi, effettuati in parte collaborando con una spedizione di polacchi.[23]

Nell'inverno 2014-2015, a causa delle abbondanti nevicate, rinuncia al progetto di concatenamento Manaslu (8163 m) vetta principale - Pinnacolo Est (7992 m), tentativo effettuato con Tamara Lunger.[24] Nell'inverno 2015-2016, dopo i tentativi falliti degli anni precedenti, torna al Nanga Parbat, inizialmente dichiarando di voler effettuare una salita in stile alpino e senza comunicare, per recuperare il senso di esplorazione; poi, cedendo ai timori che la via Messner fosse troppo pericolosa, cambia piano, e si aggrega alla spedizione Txikon-Sadpara-Nardi, ma quest'ultimo viene poi escluso dalla spedizione. Riesce questa volta a realizzare la prima salita invernale il 26 febbraio, insieme allo spagnolo Alex Txikon e al pakistano Ali Sadpara. Il quarto componente della spedizione, l'italiana Tamara Lunger, si ferma invece a soli 70 metri dalla vetta, esausta.[25][26] Moro ha affermato che non scalerà mai il K2 in inverno perché sua moglie, al riguardo, ha avuto un brutto presentimento.[27] Nel febbraio del 2018, sempre insieme a Tamara Lunger, scala in Siberia il Monte Pobeda (3003 m), con temperature che raggiungono i -71 °C.

A gennaio 2020, durante l'ascensione al Gasherbrum I con Tamara Lunger, cade per venti metri in un crepaccio a testa in giù, riportando varie contusioni. Con l'aiuto della compagna di cordata, che lo reggeva fuori dal crepaccio, riesce tuttavia a risalire e a mettersi in salvo.[28]

L'Everest, visto da nord, sul quale Simone Moro è salito quattro volte

Ottomila[modifica | modifica wikitesto]

Pilota di elicottero[modifica | modifica wikitesto]

Simone Moro alla guida di un elicottero nel 2023

Nel 2009 Moro diventa pilota di elicottero[35] e si specializza nel soccorso alpino sulle montagne del Nepal[36][37], diventando il primo europeo a volare sull'Himalaya[38]. Nel 2011 entra nel team di elisoccorso di una compagnia privata nepalese[39].

Insieme a suo fratello nel 1994 a Bergamo fonda l'azienda Altitude Srl di cui è presidente.

Il 18 maggio 2012 effettua insieme al pilota Piergiorgio Rosati un recupero in long line sul Tengkangpoche a oltre 6400 m, riconosciuto essere probabilmente il più alto recupero in parete con elicottero mai effettuato[40][41]. Il 19 maggio 2013 batte il suo stesso record insieme a Maurizio Folini e Armin Senoner, effettuando un recupero in long line a quota 23000 ft (circa 7000 m) e realizzando il più alto avviamento a quota 5300 m. Entrambi i record sono stati realizzati con un AS-350[42].

Il 25 ottobre 2015 realizza un nuovo record partendo dall'aeroporto di Bolzano, volando sulle Dolomiti raggiunge la quota di 6 705 m s.l.m., ottenendo quindi il primato mondiale per la quota più alta raggiunta con un elicottero biposto con motore a turbina e della categoria E-1a (elicotteri con peso al decollo meno di 500 kg) battendo il precedente record del francese Jean Dabos che nel 1953 arrivò alla quota di 4 879 m s.l.m. L'elicottero utilizzato è l'AvioTecnica ES-101 Raven, un biposto dotato di turbina che pesava al decollo meno di 450 kg. La quota raggiunta da Moro è superiore anche al record di quota realizzato con elicotteri con motore a pistoni della medesima categoria, detenuto dal francese Olivier Gensse con 6 658 m s.l.m.[43]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Ha due figli, Martina Moro, nata il 22 febbraio 2009, e Jonas Moro, nato il 4 gennaio 2010, da Barbara Zwerger.

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Con grande coraggio, rinunciando al compimento di un’ardua impresa alpinistica, interveniva in soccorso di un giovane rocciatore inglese precipitato lungo la parete di un monte, a circa 8000 metri di altitudine e con un elevatissimo rischio di valanghe. Dopo notevoli difficoltà, con il buio e il freddo, raggiungeva il ferito, il quale giaceva immobile ed in stato di shock, con il viso insanguinato e quasi assiderato. Quindi lo legava a sé e tirandolo di forza, con estenuante e lunghissima fatica, riusciva a portarlo in salvo. Nobile esempio di elette virtù civiche ed esemplare spirito di solidarietà. 22 maggio 2001 - Lhotse-Everest (Nepal)»
— 4 dicembre 2002[45]

Per il medesimo episodio ha ricevuto a Parigi, dal segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il “David A. Sowles Award”, premio istituito nel 1981 dall'American Alpine Club.[46]

Nel 2010 ha ricevuto il premio "Adventurer of the year", organizzato dalla rivista statunitense Outside Magazine congiuntamente alla fiera "Outdoor & Adventure" di Stoccolma.[47]

Nel 2012 vince il Golden Piton dell'American Alpine Club per la prima salita invernale di sempre di una montagna di 8000 del Karakorum con il Gasherbrum II di 8035 m.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Curriculum 2000-2015 | Simone Moro, su www.simonemoro.com. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  2. ^ Alessandro Filippini, Alpinismo: Moro, Sadpara e Txicon, la prima invernale del Nanga Parbat, in Gazzetta dello Sport, 26 febbraio 2016. URL consultato il 26 febbraio 2016.
  3. ^ MountainBlog, Simone Moro annuncia il suo ritorno sull'Everest, senza ossigeno supplementare, 22 maggio 2020
  4. ^ Montagna Tv, Perchè l'Everest con ossigeno? Moro risponde, 25 maggio 2010
  5. ^ Simone Moro, su eu.thenorthface.com, thenorthface.com. URL consultato il 20 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2012).
  6. ^ (EN) Simone Moro: Annapurna 2004 The expedition report, su everestnews2004.com. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  7. ^ Traversata Lhotse-Everest, su planetmountain.com, 24 maggio 2001. URL consultato il 23 gennaio 2012.
  8. ^ (EN) Tom Moores, Lhotse 2001: Gary Pfisterer and the International Expedition, su k2news.com. URL consultato il 23 gennaio 2012.
  9. ^ Everest, vetta per Mondinelli e Merelli (e altre news), su planetmountain.com, 25 maggio 2001. URL consultato il 23 gennaio 2012.
  10. ^ (EN) Bill Launder, Success on Nanga Parbat, su climbing.com. URL consultato il 20 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2008).
  11. ^ [1] Archiviato il 27 febbraio 2015 in Internet Archive..
  12. ^ Curriculum Vitæ di Simone Moro (PDF), su mastermedicinadimontagna.com. URL consultato il 27 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2015).
  13. ^ a b Shisha Pangma, prima invernale per Moro e Morawski, su planetmountain.com, 14 gennaio 2005. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  14. ^ Moro e Barmasse in vetta al Beka Brakai Chhok, su planetmountain.com, 5 agosto 2008. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  15. ^ a b Simone Moro e Denis Urubko: prima invernale al Makalu!, su planetmountain.com, 9 febbraio 2009. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  16. ^ La Gazzetta dello Sport del 15 febbraio 2009, pag.37.
  17. ^ a b Vinicio Stefanello, Gasherbrum II storica prima invernale: è vetta per Moro, Urubko e Richards!, su planetmountain.com, 2 febbraio 2011. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  18. ^ Moro in vetta al Gasherburm II, in gazzetta.it, 2 febbraio 2011. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  19. ^ The Expedition is Stopped – The Team is Coming Back Home Archiviato il 16 febbraio 2012 in Internet Archive., The North Face Journal.
  20. ^ Vinicio Stefanello, Everest come Gardaland, intervista a Simone Moro dopo la rinuncia al progetto di salire Everest e Lhotse, su planetmountain.com, Planet Mountain, 24 maggio 2012. URL consultato il 24 maggio 2012.
  21. ^ Moro, Steck e Griffith aggrediti dagli Sherpa e minacciati di morte. Il racconto, su montagna.tv, 28 aprile 2013. URL consultato il 17 maggio 2013.
  22. ^ Everest, armistizio al campo base. Ma la spedizione di Moro e Steck è chiusa, su montagna.tv, 28 aprile 2013. URL consultato il 17 maggio 2013.
  23. ^ Moro e Nardi si arrendono al Nanga Parbat. Solo i polacchi sperano ancora nella prima invernale, su ilsole24ore.com, 8 marzo 2014. URL consultato il 13 marzo 2014.
  24. ^ barbadillo.it, http://www.barbadillo.it/40251-manaslu-2015-rimandata-limpresa-per-simone-moro-e-tamara-lunger/.
  25. ^ Rinuncia alla vetta per i compagni «Così Tamara è nella storia», in Corriere della Sera, 4 aprile 2016.
  26. ^ a b Alpinismo: Moro, Sadpara e Txicon, la prima invernale del Nanga Parbat, su gazzetta.it, La Gazzetta dello Sport, 26 febbraio 2016. URL consultato il 26 febbraio 2016.
  27. ^ http://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2015/11/12/news/simone-moro-sfida-il-nanga-parbat-vetta-ancora-inviolata-d-inverno-1.238721.
  28. ^ Incidente all'alpinista Simone Moro sulle montagne del Karakorum: "A un soffio da un evento tragico", su la Repubblica, 19 gennaio 2020. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  29. ^ Simone Moro e Denis Urubku in cima all'Everest, su planetmountain.com, 26 maggio 2000. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  30. ^ Emilio Previtali, Cho Oyu per Moro, Nicolini, Mezzanotte, su planetmountain.com, 9 maggio 2002. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  31. ^ Curnis e Moro in vetta all’Everest, su planetmountain.com, 24 maggio 2002. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  32. ^ Broad Peak: vetta per Moro, Ochoa, Lafaille, Viesturs, su planetmountain.com, 16 luglio 2003. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  33. ^ Himalaya: Simone Moro compie la traversata dell'Everest da Sud a Nord, su planetmountain.com, 20 maggio 2006. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  34. ^ Everest, tutte le vette da Gerlinde Kaltenbrunner a Mondinelli da Abele Blanc a Moro, su planetmountain.com, 24 maggio 2010. URL consultato il 20 gennaio 2012.
  35. ^ Simone Moro “top gun” da record, su montagna.tv, 8 settembre 2009. URL consultato il 26 maggio 2012.
  36. ^ Simone Moro e l'elisoccorso in Nepal, su planetmountain.com, Planet Mountain, 30 maggio 2011. URL consultato il 26 maggio 2012.
  37. ^ Soccorso Nima Sherpa: Simone Moro pilotava sul Baruntse, su montagna.tv, 26 ottobre 2010. URL consultato il 26 maggio 2012.
  38. ^ Simone Moro diventa elicotterista - Primo europeo a volare sul Nepal, su ecodibergamo.it, Eco di Bergamo, 27 ottobre 2010. URL consultato il 26 maggio 2012.
  39. ^ Our newest versatile addition to the team!, su fishtailair.com, Fishtail Air, 16 maggio 2011. URL consultato il 26 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
  40. ^ A Very Extreme Long Line Rescue From 6380m, Fishtail Thanks Simone Moro!, su fishtailair.com, Fishtail Air, 24 maggio 2012. URL consultato il 26 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2012).
  41. ^ Record in Himalaya, recupero in long line a 6400 metri per Moro e Rosati, su montagna.tv, 18 maggio 2010. URL consultato il 26 maggio 2012.
  42. ^ Sara Sottocornola, Himalaya, l’Italia scrive la storia dell’elisoccorso: realizzato l’intervento in long line più alto del mondo, su montagna.tv, 20 maggio 2013. URL consultato il 20 maggio 2013.
  43. ^ Bolzano: il super elicottero di Simone Moro batte il record del mondo di altitudine Archiviato il 12 marzo 2016 in Internet Archive. su Altoadige.it.
  44. ^ Max Cassani, Arriva il reality “Monte Bianco”. Moro: “La montagna è anche divertimento”, su lastampa.it, 3 novembre 2015. URL consultato il 13 novembre 2015.
  45. ^ Dettaglio decorato - Moro Simone, su quirinale.it, 4 dicembre 2002. URL consultato il 28 gennaio 2018.
  46. ^ David A. Sowles Memorial Award, su americanalpineclub.org, americanalpineclub.com. URL consultato il 23 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2013).
  47. ^ Simone Moro adventurer of the year, su montagna.tv, 2 febbraio 2010. URL consultato il 20 gennaio 2012.

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